Museo di Santa Caterina

Studiomas architetti
Treviso
foto Marco Zanta

Museo di Santa Caterina

Narrazione del progetto

La collezione di arte antica dei Musei Civici di Treviso è stata riallestita negli ambienti più rappresentativi del piano nobile del complesso conventuale cinquecentesco dei Serviti. Essa comprende affreschi staccati, sculture in pietra e in legno, bronzetti, terrecotte, bozzetti in gesso, dipinti e opere su carta, dal Trecento al Settecento; le opere più note della collezione sono una Madonna con bambino di Giovanni Bellini, il Ritratto di Sperone Speroni di Tiziano, il Ritratto di un frate domenicano di Lorenzo Lotto e la Crocifissione di Jacopo Bassano.
Il progetto si è confrontato con sale dalle proporzioni molto varie, tutte servite dalla cosiddetta ‘manica lunga’: una sala monumentale con volta a botte su peducci in pietra, di circa 60 metri di lunghezza per poco più di tre metri di larghezza.
L’allestimento museale è stato preceduto da modesti interventi edilizi, che hanno consentito di riconfigurare alcune sale e di riordinare gli impianti tecnici. Nella riconfigurazione della manica lunga, dove convivono sculture a bassorilievo, a tutto tondo e dipinti, si è attribuito a ciascuna opera un ambito particolare, configurato grazie a pannelli, supporti tridimensionali, rotazioni e slittamenti, tale da proteggerla dalle difficili proporzioni della sala, senza tuttavia negare il dialogo con la misura monumentale dell’architettura. Nelle sale si è invece accentuata la presenza di alcune opere eminenti, o la continuità del percorso, oppure la definizione di soglie significative, utilizzando gli stessi strumenti espositivi impiegati nella manica lunga. Fa eccezione la Wunderkammer, collocata in un punto nodale del percorso, dove dodici teche luminose si affacciano da una struttura ellittica in acciaio nero, sormontata da un ettagono in legno di palissandro su cui sono appesi 7 dipinti; il tema classico – amor sacro/amor profano – si dispiega ai due lati di una testa in marmo bianco, collocata sull’asse dell’enfilade di sale dell’ala Sud.
I materiali utilizzati sono: acciaio nero da coils protetto a cera, MDF ignifugo mordenzato color tabacco, profili in acciaio decapato verniciati trasparenti. Le grafiche sono stampate in bianco su lamiere di acciaio nero.

Utilizzo da parte della comunità

La collezione civica di arte antica era stata solo parzialmente esposta prima dell’attuale riallestimento; molte delle opere sono state restaurate e presentate al pubblico per la prima volta.
Trattandosi di un museo civico l’intento della commissione museologica è stato di offrire un quadro della situazione artistica nella Città di Treviso nel corso del tempo, anche in rapporto al suo territorio e al suo sviluppo urbano, e anche, se necessario, a prescindere dai valori artistici riconosciuti.
In questo senso gli apparati grafici ed esplicativi sono stati impostati su un tono divulgativo, e sono sempre introdotti da inquadramenti storici generali. Nella Sala 1 in particolare sono stati esposti alcuni modelli lignei e rilievi ad acquarello tardo ottocenteschi, nell’intento di ricostruire l’identità cittadina di urbs picta; lo stesso dicasi della Sala 8, con riferimento alla fine del secolo XVII e al rapporto col territorio ed il paesaggio; nella Sala 9 la Wunderkammer ricostruisce la passione collezionistica che ha dato origine alle raccolte civiche.
Nelle altre sale si tende sempre a mettere a fuoco il rapporto tra la produzione artistica cittadina e del territorio di pertinenza (anche con riferimento ai nuclei delle collezioni private), con quella dei grandi centri di riferimento, Venezia in particolare.
Il museo civico, attraverso un allestimento che vuole evidenziare le relazioni reciproche, le continuità ma anche le incoerenze, tra i manufatti artistici esposti, viene inteso come strumento di ricerca e rappresentazione dell’identità cittadina nel corso del tempo.